Balla-Rò
L’opera vede la moglie dell’artista, Rosanna (Rò), emergere dall’incontro tra legno d’ulivo, ferro, luce, ombra e pittura.
La gonna in rilievo consiste in un tronco di legno di ulivo lavorato e poi dipinto con acrilico rosso papavero. Sostenuta da un’impalcatura di ferro, la gonna sembra plissettata e in movimento, appena sfuggita dalla mano della donna e catturata in un istante di abbandono. Il resto del corpo della donna, invece, è ottenuto dal ferro.
La figura nella sua interezza esprime una dualità intrigante. La testa inclinata, le braccia in posizione da ballerina e la suggestione di un momento catturato in flagrante conferiscono un’atmosfera di incertezza e imbarazzo.
L’acme della distorsione si raggiunge attraverso la luce di un faretto che sbuca dalla cornice. Un’ombra diretta si staglia sulla tela e si fonde con la silhouette in ferro, generando una doppia rappresentazione della figura: una in metallo e una in ombra.
La scelta cromatica dello sfondo amplifica il mistero dell’opera, con tonalità di verde che variano dal pisello allo smeraldo, fino al verde bosco intenso. La suddivisione dello sfondo in sezioni con commistioni di arancione e grigio, quadrati color cemento, striscianti curve deformi e serie di quadrati sghembi, crea un’atmosfera accattivante e avvolgente.
Moglie, madre, bambina, estranea o ballerina? Il quadro invita a un continuo interrogarsi, in un gioco di proiezioni di luce e interpretazioni.
A mia moglie, che ha sempre desiderato ballare.
A te che hai sempre desiderato danzare a piedi nudi;
ai tuoi sogni di bambina di fare piroette sui palchi dei teatri,
a tutte le coreografie segrete, custodite nella tua stanza;
ai balli sotto il cielo stellato, in arene, discoteche, feste di paese.
A te, che hai sempre sognato di essere una ballerina,
dedico questo quadro,
questo tutù di legno,
questa luce,
questo palco colorato.